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| Il secolo XIX si era chiuso con l’invenzione della radio: il secolo XX è stato quello in cui l’uomo ha messo a frutto la potenza data dall’informazione di massa, e sviluppato quelle che sono generalmente chiamate Tecnologie dell’informazione. Nei primi decenni del XX secolo sono state realizzate le prime trasmissioni radio regolari, prima punto a punto e poi broadcast, e costruite le prime reti telefoniche. Subito dopo la fine della II Guerra Mondiale sono state sperimentate le trasmissioni televisive, e costruito il primo calcolatore elettronico: l’uomo aveva costruito la macchina capace (a quel tempo solo potenzialmente!) di gestire la gran mole di informazioni di cui si veniva a conoscenza di continuo. L’immediato seguire del periodo storico della Guerra Fredda, e la corsa alla tecnologia spaziale, sono stati i fattori decisivi per il rapido sviluppo di un’unica tecnologia trasversale, tendente ad integrare tutte le conoscenze appena descritte. In particolare, la combinazione di sistemi di telecomunicazione sempre più complessi, e di elaboratori eterogenei e ha portato ad una veloce evoluzione di sistemi di calcolo ed allo sviluppo di efficaci metodi di integrazione. Sino agli anni ’70 i sistemi di calcolo erano costituiti da pochi grandi elaboratori, costruiti con tecnologia proprietaria, dotati di periferiche quali stampanti su carta o terminali a carattere e batterie di dischi e nastri rimovibili. L’unico modo di trasferire dati da un sistema all’altro era costituito dal muovere l’output del primo, di qualunque natura, come input dell’altro (es. muovendo fisicamente un nastro o un disco), secondo una visione master/slave del lavoro. La normale evoluzione ha portato a superare (almeno per alcune parti), le tecnologia proprietarie, e ad abbandonare lo schema master/slave a favore del modello di lavoro attuale che prevede l’uso di molti piccoli/medi elaboratori autonomi ed interconnessi tra loro. È nata così la rete di elaboratori (computer network)
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