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Il porno in rete, la rete del porno

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view post Posted on 1/6/2010, 21:58     +1   -1




Domini .xxx avanti tutta. Forse: la Internet Corporation for Assigned Names and Numbers (ICANN) dice di essere pronta a riconsiderare il rifiuto dei discussi domini di primo livello a tripla x (in circolazione, almeno come idea, da quasi 10 anni) nel corso di un meeting che si terrà questa settimana in Kenya. All'origine del ripensamento, una disputa con ICM Registry che per primo ha proposto formalmente l'idea a ICANN.

Storia travagliata, quella dei TLD .xxx: inizialmente proposti da ICANN nel 2001, approvati nel 2005 per l'uso esclusivo (e volontario) da parte dell'industria dei contenuti per adulti e infine ricacciata nel dimenticatoio dopo la veemente protesta degli attivisti anti-porno statunitensi. ICM ha impugnato il rifiuto di ICANN davanti all'International Center for Dispute Resolution che un paio di settimane fa ha sconfessato la decisione dell'organizzazione dei TLD.

Il parere dell'ICDR non è vincolante, nondimeno ICANN dimostra di avere a cuore le (ghiotte) possibilità di business che i domini .xxx fornirebbero agli operatori abilitati accettando di riconsiderare la loro posizione nei prossimi giorni. Ovviamente, qualora questa volta l'idea venisse finalmente concretizzata, è altamente probabile che si assisterà all'ennesima levata di scudi di organizzazioni come CP80.org che vorrebbero confinare la pornografia in un ghetto con steccati molto più alti di quelli forniti da un URL a tripla x.

Eppure il porno, domini a tripla x o no poco importa, continua a tirare più di un carro di buoi quando si tratta di business e denaro da investire nell'acquisto degli indirizzi di rete più noti e riconoscibili. Il dominio sex.com, per esempio, è in procinto di cambiare di nuovo proprietà dopo essere costato 14 milioni di dollari qualche anno fa. Escom LLC, che ha sin qui detenuto i diritti del dominio, è finita gambe all'aria nella crisi finanziaria originatasi negli USA, ragion per cui sex.com andrà di nuovo all'asta il 18 marzo, a New York. Prezzo minimo per partecipare: assegno da 1 milione di dollari.
 
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