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Solo per amore

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view post Posted on 1/6/2010, 00:19     +1   -1




Appena raggiunse l'ingresso dello studio del preside, la prima cosa che Angelo notò furono i lividi sul volto di suo figlio, seduto sulla panchina appoggiata al muro con la testa reclinata all'indietro: gli occhi erano chiusi (uno dei quali gonfio), il labbro spezzato e c'era un evidente livido sulla guancia destra. Il ragazzo fece cenno di alzarsi e parlare, ma Angelo esclamò deciso "Dopo!", poi entrò nell'ufficio. Matteo sentì le voci che discutevano all'interno, ma la testa gli faceva troppo male per cercare di capire le esatte parole, quindi richiuse gli occhi e attese che suo padre avesse finito.
Dopo pochi minuti Angelo uscì, un'espressione confusa e adirata sul volto: "Andiamo Matteo, seguimi... e zitto!". Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte, pur trascinandosi con evidente malavoglia verso l'uscita.
Appena furono seduti in macchina, Angelo fece per toccargli i lividi, ma Matteo si voltò dall'altra parte. "Ora piantala! Fammi vedere come ti sei conciato!" esclamò il padre, prendendolo per il mento e girandogli delicatamente il volto. Con la punta del dito sfiorò il gonfiore sull'occhio, l'ematoma sulla guancia e il taglio sul labbro, scuotendo la testa.
Matteo lo fissava intensamente, come se stesse per dire qualcosa, ma taceva quindi fu Angelo a continuare: "Cosa devo dire a tua madre?"
"Dille che sono caduto su una roccia"
"Certo, secondo te è così scema da crederci? Andiamo, non hai mai fatto a botte prima, cosa ti ha spinto?".
"Carlo è un povero idiota" fu la semplice risposta del ragazzo.
Angelo fece un profondo respiro, cercando di calmarsi, poi accese il motore e diresse l'auto fuori dal parcheggio. Guidò in silenzio fino a quando furono in vista del condominio dove abitavano, poi chiese di nuovo "Perchè l'hai fatto? Prendere a pugni qualcuno soltanto perchè è un'idiota non mi pare una ragione valida, soprattutto se mette a rischio la tua buona media scolastica... e ti riduce la faccia in quel modo!"
"Me ne frego della media! Ci sono cose più importanti!" ribattè il ragazzo: evidentemente nemmeno la rissa aveva sbollito la sua rabbia, qualunque fosse la causa che l'aveva scatenata.
"A cosa ti riferisci esattamente?" chiese Angelo, cercando di mantenere la calma mentre posteggiava nel cortile del palazzo. Scesero dall'auto e si diressero all'ascensore ancora in silenzio, come se Matteo aspettasse che fossero in casa per spiegarsi meglio. C'era una strana tensione nell'aria, un chiaro imbarazzo...

Quando si accorse che sua moglie era uscita, Angelo tirò un sospiro di sollievo: la situazione era già difficile e non voleva che Elena la aggravasse dimostrando eccessiva ansia per le condizioni del figlio.
Matteo gettò lo zaino sul pavimento e si lasciò cadere sul divano, toccandosi il punto dove il labbro spaccato gli faceva
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male.
"Ci vuole del ghiaccio" disse Angelo andando in cucina. Tornato in salotto si sedette accanto al figlio tamponando la ferita col panno ghiacciato.
"Allora Matteo, vuoi dirmi cos'è successo veramente fra te e Carlo?"
Il ragazzo guardò il padre con i suoi profondi occhi scuri e per un attimo la rabbia lasciò spazio alla tristezza, come se stesse per piangere.
"Quello stronzo ha parlato male di te" mormorò.
Angelo rimase un attimo bloccato dalla spiegazione inattesa, poi riprese a medicare la ferita del figlio. Non si sarebbe certo aspettato di essere lui la causa scatenante di una rissa fra compagni di scuola!
"Spiegati meglio per favore"
Matteo si strinse le braccia intorno a un ginocchio, poi cominciò a tamburellare con le dita sulla gamba, evidentemente nervoso. La spavalderia aggressiva di poco prima aveva ceduto il passo al comportamento più riservato e chiuso che era tipicamente suo, quello che a volte lo faceva apparire più giovane dei suoi 18 anni, ma ciò non faceva preoccupare di meno Angelo. L'uomo attese quindi che Matteo continuasse senza forzature.
"Carlo andava dicendo che sei... sei un fallito"
Angelo sapeva a cosa si riferiva, visti i problemi che aveva avuto riguardo al suo posto di lavoro nelle scuola, ma lasciò che il ragazzo si spiegasse a modo suo, sfogando la sua ira.
"Lo stronzo dice che non vali niente come insegnante perché sei stato licenziato! Dice che ti hanno mandato via perchè sei un incapace!!"
"Tu sai che non è vero, ne abbiamo parlato" disse Angelo con calma "quindi perché hai reagito a quel modo?"
"Perchè non devono permettersi di parlare male di te!" urlò Matteo guardando il padre negli occhi. "Perché io..." Il ragazzo distolse lo sguardo e smise di parlare ma l'uomo gli passò una mano fra i capelli, rassicurandolo ed esortandolo a proseguire. Matteo mormorò qualcosa di incomprensibile e Angelo disse
"Non ho capito figliolo, cos'hai detto?"
Il ragazzo si voltò verso il padre, poi gli si gettò fra le braccia e lo strinse forte a sé ripetendo: "Perché ti voglio bene".
Questa volta Angelo aveva sentito e abbracciò il figlio con eguale forza, baciandolo sulla fronte commosso da tanta emozione. Lui e Matteo erano sempre andati d'accordo, a differenza di tante famiglie dove non si fa altro che discutere, ma non immaginava che il ragazzo gli volesse bene a tal punto da picchiare chi parlava male di lui!
"Anch'io te ne voglio, lo sai, per questo non desidero che ti faccia del male nemmeno per me!" Gli diede un altro bacio sulla fronte poi, istintivamente, uno sull'occhio gonfio, come se con quel bacio potesse curarlo magicamente.
Stava per ripetere il gesto affettuoso quando Matteo sollevò il volto e le labbra dell'uomo si posarono su quelle del figlio. Tale fu lo shock che Angelo rimase per un istante con la bocca che sfiorava quella del ragazzo e quando fece per ritrarsi Matteo gli afferrò con forza la nuca e lo bloccò in quella posizione: il ragazzo premette le labbra contro quelle del padre come se volesse succhiarle, come se potesse trarre nuovo coraggio da quel bacio incestuoso.
Per un istante Angelo cercò di liberarsi ma la presa del ragazzo era dannatamente forte, e le sue labbra erano così calde e morbide...

Lentamente la lingua di Matteo cominciò a spingere per cercare di aprirgli la bocca e Angelo non trovò la forza, né la voglia, di reagire: le loro lingue si toccarono e i due cominciarono a baciarsi profondamente, lentamente, come assaporando un gusto nuovo e mai provato prima. Il taglio sul labbro bruciava al contatto della saliva e dalla frizione, ma il ragazzo non ci badò. Per niente al mondo avrebbe interrotto quel bacio che aveva atteso da una vita!
Fu allora che Angelo si ritrovò il corpo magro e ossuto del figlio che premeva contro il suo con forza inaspettata, costringendolo a stendersi sul divano. Benché egli fosse più grosso, anche stavolta non oppose resistenza, confuso da quello che stava succedendo e ancor di più dal desiderio che provava.
Padre e figlio si ritrovarono goffamente distesi in uno scomodo abbraccio, le gambe in qualche modo intrecciate a penzoloni oltre il bordo del divano e i cazzi. Per la prima volta erano a contatto, imprigionati nella stoffa dei jeans ma premuti assieme e si resero conto di essere entrambi eccitati!
La scoperta che il padre condivideva la stessa cosa che provava anche lui scatenò la gioia di Matteo, togliendo anche gli ultimi freni al suo desiderio.
Il ragazzo si aggrappò letteralmente al corpo che giaceva sotto di lui, lo strinse deciso e sfregò il cazzo turgido contro quello del padre. Angelo reagì replicando il movimento del figlio, in modo che i loro sessi sfregassero ruvidamente uno sull'altro, come due animali in calore.
Malgrado la scomodità della posizione, continuarono a baciarsi avidamente mentre i loro cazzi premevano e spingevano sempre più rapidamente. Angelo sentì il sapore del sangue e capì che il taglio sul labbro del figlio si era riaperto. Ruppe il contatto con la bocca del ragazzo proprio nel momento in cui Matteo si mise a gemere, scosso da un orgasmo rapido e violento: guardare il viso di suo figlio contorto dal godimento fu sufficente per farlo venire, riempiendosi le mutande di sborra.
Per un istante rimasero abbracciati a riprendere fiato, ancora sconvolti dalla strana foga sessuale che si era impossessata di loro. Poi Matteo guardò il padre negli occhi, i loro cazzi sfiniti e inzuppati di sperma ancora premuti assieme in un contatto che nemmeno la spessa stoffa dei jeans poteva negare.
Il ragazzo fece una smorfia, si sciolse bruscamente dall'abbraccio quasi cadendo per terra e corse in camera sua.
"Matteo aspetta!" esclamò Angelo, mentre la porta della stanza sbatteva. Rimase seduto sul divano immobile a pensare a quello che era appena successo. Elena sarebbe rientrata a breve e non poteva certo trovarlo in quello stato, con le mutande piene di sperma! Inoltre doveva parlare con suo figlio di quello che era accaduto fra loro.
 
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