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Differenza di Età

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luca§93
view post Posted on 18/3/2009, 19:19     +1   -1




La grande televisione della sala è accesa e trasmette il santo niente ovunque io sintonizzi canali.
'Shit ewerywhere'.
Merda dappertutto.

Guardo svogliato le immagini di un vigile del fuoco che persuade un aspirante suicida a non gettarsi da un ponte.
Eh no, troppo facile così, io farei una legge che obbliga chi vuole uccidersi a farlo veramente.
Altro che.
Troppo comodo aspettare i pompieri.
Gli aiuti.
I soccorsi.
Vaneggio.

Ho bevuto troppo e da solo per giunta.
Tre della notte, sono inquieto.
Agitato.
Lei non è ancora rincasata.
Non posso definirmi fatalista convinto ma credo che le cose accadano spesso in quanto non possono fare altro che quello.
Accadere.
Credo che tutto ciò che sta tra il nascere 'fiorire- sfiorire' e l'attimo del morire 'soffio di vento-divento soffio' sia in buona parte conseguenza diretta del Big-bang stesso o di qualunque altro diavolo di cosa ci abbia creati.

Buona parte però non è il tutto.
Nulla comincia in realtà, semplicemente consegue.
Lei aveva 14 anni meno di me quando l'ho sposata 18 anni fa e ovviamente questa distanza ci accompagna per tutta la vita.
Era un sogno tutta quella 'giovinezza di differenza'.
E io lo vivevo realmente quel sogno, quel viaggio nel tempo, quel corpo sodo pieno, sempre alla ricerca di sensazioni di emozioni forti e vive.
Vivevo quelle labbra che animavano e rianimavano il mio uccello, mai sazie di me del mio seme delle mie perversioni.

Perversioni che mostravo spiegavo perseguivo.
Trasmettevo.
Felice, pazzo.
Ignaro.
14 anni di differenza, sogno di giovinezza diventato incubo di vecchiaia quando mi accorsi di non poterla più seguire nel ritmo delle follie che io stesso avevo creato.
Ritmo da me scandito posizionando il metronomo al tempo di 'prestissimo'.
Un tempo insostenibile nel lungo termine per un uomo.
Eppure avevo letto Svevo, della fanciulla e del vecchio pazzo che voleva viverla e queste cose le sapevo.

Ignoriamo le cose che diamo per scontate.
Ci sentiamo immuni da loro.
Fino a quando si manifestano palesandoci la nostra stupidità.
O peggio la nostra cretineria.
Giocavo con i miei compagni il venerdì sera.
Poker.

Era sacro per noi.
Vitale, imprescindibile.
Ci si passava la notte sulle carte.
Sui ricordi.
Sulle esperienze.
Lei usciva con le amiche.
Uno del nostro gruppo mancò prematuro, non lo sostituimmo, la compagnia si disfece.
Lei continuò ad uscire con le amiche.
Ma preso dal non essere più preso cominciai a notare quante cure metteva la mia giovane moglie nella preparazione di quelle sedicenti innocenti serate.

Parrucchiera estetista cerette, smalto rosso alle unghie di mani e piedi.
E profumi creme trucco.
Innocenti serate.
Ripeteva sorridendo mentre infilava calze autoreggenti ricamate.
Ma prima non me ne fregava nulla, non potevo farci caso.
Non c'è peggior cieco di chi sta guardando da un'altra parte.

Le tre e trenta, guardo un dvd porno.
Il volume è al minimo, adatto per non scandalizzare un silente condominio notturno, l'attrice urla e si dimena tanto da non sembrare attrice.
O da sembrarlo proprio per il medesimo motivo.
Cazzo dritto sullo schermo, cazzo dritto nei pantaloni del pigiama che indosso.
Amo la pornografia, è autentica si mette in gioco, l'eros è finto camuffa i sentimenti e le aspettative.
Quello che vogliamo è scopare e non sospirare d'amore.
Carne senza concetto, ecco quello che vogliamo senza bisogno che i corpi si squalifichino reciprocamente nel corteggiamento.
La verità della carne è l'unica verità vera.
Antropologica.
Animale.
Per questo temuta per questo da nascondere.
O-scena.
Impresentabile.

Un bicchiere vuoto accanto ad una bottiglia semi piena, sono quasi le 4 quando la sborrata in faccia alla ragazza del video sentenzia la prossima fine del film, ha il culo dilatato il trucco sbavato e lecca tutto quello che la lingua trova sul suo percorso.
Lo fa platealmente sinuosamente volgarmente.
Con la naturalezza costruita della professionista affermata.
Ma la sborra in bocca rimane sborra in bocca.
Divina.
Sempre.
Penso a mia moglie, ai filmini girati insieme mentre la riempivo mentre ingoiava lo sperma e mostrava la lingua a riprova del suo gesto.
Spavalda eccitata.
Perversa.

Ha 46 anni ora, è bionda e alta e la palestra ed i massaggi la fanno sembrare ancora una ragazza, io a 60 sembro suo padre, sono stato il suo ritratto di Dorian Gray, con il mio lavoro fatica e denaro ho comprato la sua giovinezza, invecchiando per lei.
Le estenuanti riunioni d'affari hanno forgiato il mio culo flaccido le libagioni successive alla suggellazione dei contratti il mio ventre gonfio.
Mi ha guardato invecchiare rimanendo giovane.
Desiderosa.
Desiderata.

Forte del mio indebolirmi.
Stanco e inquieto mi corico, sento le mie tempie pulsare il cuore battere impazzito, chissà con chi sarà e cosa starà facendo.
Vedo le mani che la esplorano, la violano.
Consenziente.
La immagino attrice come nel film che ho appena sbirciato, vogliosa ingorda assurda.
Farnetico coi pensieri, la vedo colare di sperma, di desiderio di leggerezza innata.
Immagino cazzi dritti intorno a lei, so che ama averne più di uno a cui dedicarsi.
A cui farsi dedicare.
A cui immolarsi.

So che ama eccedere, ma non lo dice esplicitamente è più sottile.
Preferisce farmelo capire.
Insinuandosi.
Incuneandosi nella mia gelosia malata di desiderio.
Nel mio immaginarla: essere certo senza averla mai vista.
Solo sentita, assaporata.
Respirata.

La odio per quello che fa, eppure nello stesso tempo mi fa impazzire, sbavare di desiderio.
So che si fa prendere come una cagna, che ama esibirsi esporsi superarsi.
Stupire con i suoi non limiti.
Sensazioni che mi uccidono e nello stesso tempo mi nutrono.
Psicopatologia quotidiana.
Sono nudo sotto le coperte, alla faccia della sciatica, saranno oramai le 5 quando odo il grattare sordo sgradevole e metallico della chiave nella toppa della porta.
Scarpe a tacco alto gocciolano come rubinetti nel buio per il corridoio poi ricadono sul pavimento del bagno, la sento svestirsi sfilare gli indumenti.
Rumore di talloni che fanno il semi periplo del letto e successivo infossamento del materasso dalla sua parte.
Buio totale.
Fingo di dormire.

Cuore impazzito respiro corto.
Piedi piccoli freddi e un poco sudati cercano il calore rigenerante dei miei polpacci.
Odora di sesso, di uomo di pelle maschile.
Odora di donna, un odore pungente dolciastro evidente.
Forte
Ho il cazzo di marmo, una mano cerca il mio corpo, approda sul fianco nudo sfiora l'inguine, ne percepisco le unghie, mi mettono i brividi.
Lungo tutto il corpo.
Gioca con l'asta poi la sento inumidirsi il palmo prima di frizionarmi con esso la cappella.
Adesso non posso più trattenermi: gemo respiro.
Sopravvivo a stento.
Si avvicina, nel buio percepisco il suo corpo le sue forme morbide contro le mie flaccide, mi bacia.
Odora di sperma, mi sembra di morire.
E' terribile.
E' fantastico.
Non mi stacco da lei mentre frenetico cerco il suo sesso con le mani. E’ caldo fradicio aperto.
Già usato.
Entro con due dita, appicicca, ora ed è lei a gemere, le dita diventano tre e non stanno ferme.
Neanche un secondo.
Con l’altra mano cerco il culo.
Entro subito anche lì.
E’ già larga.

Ha già accolto custodito abbracciato.
Spingo indice e medio fino in fondo ma non trovo resistenza: è piena di olio, lo usa sempre quando si fa inculare.
Ha paura di rovinarsi il buchetto.

Di non poterlo usare per un po’.
Respira dentro la mia bocca, ci vuole un terzo dito, infilo giro apro.
Respira dentro la mia bocca prova a parlare mentre mi bacia senza smettere di muovere la lingua, dice oscenità incredibili, inascoltabili.
Gliele ho insegnate io quelle mostruosità, io gliele ho inculcate nella sua testolina anche se da sempre albergavano dentro di lei.
Mi racconta quello che ha fatto questa sera, di come è stata presa, precisa che erano in due: giovani freddi sconosciuti.
Scortesi, quasi violenti.
E’ stato fantastico.
Non li rivedrà.
E’ sopra di me mi cavalca, esige dita nel culo, infilo i due indici apro, sforzo allargo mentre lecco quei seni che sanno di uomo.
Sono stati anche lì quei due, hanno strisciato stretto pizzicato morso.
Posseduto.

Si infila il cazzo nel culo, entra tutto ci si siede sopra, l’olio e le precedenti penetrazioni della serata lo hanno reso largo scorrevole e accogliente, si muove sicura e ingorda, adora prenderlo di dietro.
La fa sentire troia.
Me lo ripete spesso.
Lo ripete a tutti.
Poi di nuovo in fica io sempre di schiena, lei sopra.
Sopra.

Annaspo arranco ho il fiatone sento l’uccello gonfio.
Vengo.
Vengo forte, molto forte.
Le inondo la fica.
Mi sembra di non finire mai mi sono caricato tutta la sera ed ora il mio seme pare non volerne più sapere di smettere di uscire.
Lo sento denso caldo grumoso scorrere in me e spruzzare fuori dalla cappella ipersensibile.
Continua ancora a muoversi disegna cerchi col bacino fagocitando il mio membro oramai inerte dopodichè liberandosi di quell’inutile fardello risale lentamente il mio corpo.
Simile ad un cilicio percepisco il ruvido del suo sesso pregno rilasciare sperma, avvilente marchio sulla mia pelle, mentre striscia come se volesse arare la carne al suo passaggio.
Sento il liquido appiccicoso colare su di me.
Sul mio ventre sul mio torace.
Riversarsi addosso.
Mentre lei risale.

La sua fica nella mia bocca, vuole venire così, mi sento schiacciare respiro a stento, tutta la fatica ora mi è cascata addosso ma lecco e ingoio il mio stesso seme.
E non solo.
Sono stanco.
Sconfitto.
Continua a raccontare di come è stata scopata di come si sia fatta venire dentro.
Riempire.
Pensando a me.
Al dopo.
Ad adesso.
Peli pubici contro la mia bocca, dita mi torturano il naso mentre si strofina la clitoride.
Le spinte diventano più forti con la mano libera afferra i miei capelli, li tira.
Gode.
I nostri sapori insieme, si agita farnetica parla ancora di lei.
Di loro.
Ansimiamo.
La sua testa appoggiata sul mio petto, una mano gioca con le mie palle poi sale mi accarezza la pancia, mi dice che dovrei dimagrire curarmi un po’ di più.
Lavorare un po’ di meno.
Che ringiovanirei.

Non posso farlo, non posso lavorare meno: lei invecchierebbe.
Ma non riesco a dirglielo.
La amo.
Anche lei mi ama, a modo suo è senz’altro innamorata di me.
Dorme ora sento il suo respiro pesante, si addormenta sempre subito quando si corica.
- E’ il sonno dei giusti.- E’ solita ripetermi.
Ho la faccia impiastricciata e ho addosso un terribile odore di uomo che non è il mio, ma rimango fermo immobile a letto, non ho voglia di andare a lavarmi.
Potrei svegliarla.
 
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